Pellegrino Artusi e l’eredità romagnola | Consorzio Vini di Romagna
luglio 2024 | Tradizione

Pellegrino Artusi e l’eredità romagnola

“A parer mio questa è una minestra molto gustosa, ma per ben digerirla ci vuole un’aria come quella di Romagna.”

Pellegrino Artusi e l’eredità romagnola | Consorzio Vini di Romagna

La Romagna è da sempre culla di cultura, d’ingegno e di passione – terra di Fellini, Pascoli, della Motor Valley e del liscio, e molto di più.

Non tutti sanno, però, che ha dato i natali a uno dei nomi più amati e trasformativi dell’enogastronomia italiana – commerciante, scrittore, gastronomo, voce dell’Italia del cibo e, soprattutto, simbolo dell’orgoglio culinario romagnolo: Pellegrino Artusi nacque tra le vie di Forlimpopoli il 4 agosto 1820.

Figlio di Agostino, un droghiere locale, Artusi passò i primi 30 anni della sua vita in Romagna, studiando prima presso il Seminario di Bertinoro e successivamente lettere all'Università di Bologna, per poi dedicarsi agli affari di famiglia.  A segnare una svolta nella sua vita fu una sola, drammatica notte: il 25 gennaio 1851, durante un'incursione del brigante Stefano Pelloni – conosciuto in Romagna come il Passatore – la casa degli Artusi fu saccheggiata.  Le perdite economiche e il trauma, in particolare di una delle sorelle di Pellegrino, spinsero la famiglia a lasciare la Romagna e fuggire a Firenze, dove Pellegrino avviò un Banco di Sconto e si dedicò con successo al commercio fino al 1865, anno in cui poté finalmente seguire le sue passioni – la letteratura e la gastronomia.

"La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene"

Fu nella agiata casa di Firenze, in piazza d’Azeglio, che Artusi ebbe occasione di esplorare l’arte del mangiar bene, grazie soprattutto ai due fedeli inservienti, la cuoca toscana Marietta Sabatini e il “maggiordomo” romagnolo Francesco Ruffilli, che lo supportarono negli esperimenti culinari. Fu in questo ambiente stimolante e sereno che nacque, nel 1891, quello che ancora oggi è uno dei più grandi capolavori della cucina italiana: "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene".

Molto più di un semplice ricettario, "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene" è un compendio di cultura gastronomica, un'opera che ha unificato le tradizioni culinarie italiane in un periodo storico in cui l'Italia era ancora un giovane paese in via di consolidamento.

Fu un lavoro di comunità in tutti i sensi: le ricette incluse nel libro sono infatti frutto di un intenso scambio epistolare con il popolo italiano. Pellegrino Artusi aveva una rete di corrispondenti sparsa per tutta Italia: quasi duemila persone, per lo più donne, che condividevano con lui le loro ricette, suggerimenti e segreti culinari – una sorta di community ante litteram che creò sin da subito un forte senso di partecipazione e portò ad una vera e propria raccolta del sapere gastronomico collettivo italiano in continua evoluzione (ne sono testimoni le oltre 15 riedizioni del libro).

L’eredità romagnola – il cibo, il vino

Nonostante le radici ormai profonde a Firenze, Artusi mantenne un forte legame con la sua terra natale e le sue specialità: la piadina, le tagliatelle, i cappelletti. Ma anche, chiaramente, il vino.

Pur avendo ben chiare alcune regole salutistiche, specialmente per quanto riguarda la moderazione nel bere, Artusi apprezzava il piacere del buon vino: “Alcuni igienisti consigliano il pasteggiar coll'acqua anche durante il pranzo, serbando il vino alla fine. Fatelo se ve ne sentite il coraggio; a me sembra un troppo pretendere”. Aveva gusti ben precisi, e amava particolarmente i vini delle colline romagnole, che si faceva mandare regolarmente da Bertinoro, vicino alla sua nativa Forlimpopoli.

Un simbolo dell'amore per la convivialità, per la cultura del cibo e del vino e per la condivisione che ancora oggi definisce il popolo di Romagna, Pellegrino Artusi è ancora oggi un’icona assoluta dell’orgoglio romagnolo – e ne portiamo avanti con fierezza l’eredità.