Tra i 60 e i 300
metri slm, nella parte più orientale del Cesenate, le vallette del Pisciatello,
del Rigossa, Tuso, e soprattutto del Rubicone disegnano il profilo di una
sottozona dalle molteplici anime.
Il Rubicone – dove Giulio
Cesare pronunciò la celebre frase “il dado è tratto” – era il confine tra
l'Italia e le Gallie durante l'epoca repubblicana dell'antica Roma; oggi come
ieri questa zona è una terra di cerniera fra le aree collinari e quelle che digradano verso la Via Emilia e il mare, e offre panorami straordinari con
balconi naturali e paesaggi rurali autentici e poco antropizzati.
Sono quattro le zone di produzione della sottozona di Longiano, quattro crinali dalle
caratteristiche eterogenee e personalità peculiari.
Partendo da est, la prima zona va da Montiano a Monteleone: qui, i terreni arenacei e l’altitudine si traducono
in Sangiovese scattanti e agili, dalla spiccata mineralità e maggiore propensione all'invecchiamento.
Da Longiano - borgo memorabile per lo spettacolare Castello Malatestiano, che sorge sul picco della rocca - a Roncofreddo, il profilo cambia, e le pendenze si fanno più morbide e l’altitudine diminuisce,
la matrice argillosa prevale e dà origine a vini più caldi, con un profilo
fruttato più evidente e una tannicità più rugosa.
Proseguendo lungo il Rubicone, da Savignano verso Borghi, i terreni prevalentemente alluvionali sono terra di
Sangiovese più semplici e di facile bevibilità; ai confini più orientali, infine, i calanchi e le tipiche argille grigie danno carattere a
vini più simili a quelli che si troveranno poi nel Riminese, più robusti e meno sfumati, maturi e scuri nel frutto, voluminosi al palato.