Il comparto vitivinicolo
dell’Emilia-Romagna, forte di 2.753 cantine, ha un patrimonio di 53.000 ettari
vitati condotti da circa 16.000 aziende, un numero significativo delle quali -
soprattutto nella parte romagnola - hanno subito danni nell’alluvione dello
scorso 15 maggio. Le conseguenze di quella
notte hanno esposto il produttori della Romagna ad una situazione di urgenza senza
precedenti, che ha però messo in luce il grande spirito delle genti romagnole
nel fronteggiare le sfide.
In chiusura di questo 2023, abbiamo parlato
di difficoltà e prospettive future con il Presidente del Consorzio Roberto
Monti.
Presidente, è stato un 2023 sfidante.
In termini di avversità, il 2023 non ci
ha fatto mancare nulla! A un inverno siccitoso hanno fatto seguito sporadiche
gelate primaverili che hanno interessato alcuni fondi valle e qualche area di
pianura. A questo si sono poi aggiunte le intense piogge di maggio e quindi
l’alluvione in pianura e le frane in collina, con danni diretti e indiretti ai
vigneti.
Quali sono stati i danni maggiori?
Nei vigneti collinari, dove
l’impraticabilità della viabilità o dei terreni ha generato ritardi negli
interventi in vigneto, la diffusione di peronospora e oidio ha portato a una
sensibile riduzione della produzione, anche se il danno non ha raggiunto i livelli
riscontrati in altre regioni del Centro-Sud-Italia. Non sono poi mancate
grandinate, trombe d’aria ed una crescente pressione della flavescenza dorata. A
questo si aggiungono i danni subiti dalle aziende che hanno dovuto sospendere
la loro attività commerciale a causa della interruzione della viabilità
pubblica, come accaduto ad esempio nei territori tra Modigliana e Brisighella.
Si è visto un impatto sulla produzione?
Com’è la qualità?
In media, la stima di produzione per le
imprese di collina è compresa tra -20% e -25%. Bene, comunque, la qualità;
fortunatamente il tempo stabile e soleggiato della seconda parte dell’estate e
in particolare la buona escursione termica fra giorno e notte registrata nel
finale d’agosto e nel mese di settembre, hanno avuto un ruolo determinante
sulla qualità delle uve, che in vendemmia si sono presentate in perfetto stato
sanitario, con giusta concentrazione zuccherina e buon equilibrio acido. Una
corretta vinificazione potrà esaltare le caratteristiche di questa produzione e
portare a ottimi risultati qualitativi. Il dato si riscontra positivo anche
nelle vigne con rese per ettaro più alte e non destinate a produzioni Dop.
Un bilancio ottimista, nonostante le
difficoltà. Prevedete una direzione precisa per il futuro?
La strada maestra continuerà ad essere la qualità: se il
trend delle ultime annate restituisce un quadro chiaro di come i cambiamenti
climatici siano ormai una realtà da affrontare, in un susseguirsi di stagioni
siccitose ed eventi straordinari, l’unica soluzione è fare qualità nel vigneto,
nell’ottica di valorizzare le produzioni attraverso le denominazioni d’origine.
È qui che s’innesta il lavoro del Consorzio: vogliamo
rimanere con costanza a fianco delle realtà produttive nella tutela delle
denominazioni di origine, nella cura della comunicazione e promozione dei vini
di Romagna.
Il 2023 sarà ricordato come un anno di sfide, ma
anche come una stagione in cui la passione e l'impegno dei nostri produttori e
la coesione del Consorzio sono stati faro di speranza
e successo per il settore.