«Non è facile predire quali saranno le prossime zone di produzione italiane a guadagnare la ribalta internazionale» scrive Daniele Cernilli nel suo celebre blog Doctor Wine.
«Non è facile» eppure bisogna provare a fare qualche ipotesi cercando di «incrociare», continua il curatore della Guida Essenziale ai Vini d'Italia, «alcuni elementi chiave»: la massa critica della produzione; il numero di produttori che rivendicano determinate tipologie; e, non ultimo, la capacità di certi vini di creare “branding territoriale”, ovvero di unire i rispettivi territorio in modo chiaro ed efficace, invitando le persone a scoprire che la ricchezza di un vino è data anche (e soprattutto) dal segreto patto tra l’uomo e la natura, tra caratteristiche innate e tutela del paesaggio.
«Che Barolo, Barbaresco, Brunello, Bolgheri, Amarone, qualche Supertuscan e qualche Gran Selezione del Chianti Classico facciano ormai parte del Gotha dei vini del mondo è abbastanza evidente», scrive Cernilli. «Ma quali potrebbero essere nel prossimo futuro vini e le regioni viticole che potrebbero avere un percorso simile?»
Ed ecco che, in prima linea, compare il nome della Romagna. In effetti, del Romagna Doc Sangiovese e delle sue sottozone. Cernili non ha dubbi in proposito, il processo di zonazione che negli ultimi anni ha coinvolto i vigneti del Sangiovese coltivato in Romagna è la strada giusta verso una valorizzazione che non solo avrà decisive ricadute di immagine, ma condurrà il consumatore alla scoperta di un nuovo “tesoro enologico”, costituto da tutte le sfumature del Romagna Sangiovese Doc e dei suoi luoghi d'elezione.
«Basterebbe metterne a confronto un Romagna Sangiovese Doc proveniente da Modigliana e uno da Coriano» prosegue Cernilli, «per avere due vini che sembrano provenire da continenti diversi».
Certo, la promozione delle sottozone non è cosa facile, ed è appena cominciata. A settembre del 2022, ad esempio, è nato il nuovo sito Rocche di Romagna, il marchio collettivo che riunisce tutte le «Sottozone» della denominazione Romagna Sangiovese e permette al consumatore di essere immediatamente consapevole della sua scelta e della differenza che sta degustando.
La strada è ancora lunga, conclude Cernilli, ma è l’unica percorribile.
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