Passato, presente, futuro | Consorzio Vini di Romagna
Passato, presente, futuro | Consorzio Vini di Romagna
marzo 2022 | Vino

Passato, presente, futuro

Tre domande a Ruenza Santandrea sul Consorzio Vini Di Romagna nel 60° anno dalla fondazione.

Ruenza Santandrea è la prima donna a presiedere il Consorzio Vini di Romagna dall’anno della sua fondazione, il 1962. A lei abbiamo posto tre semplici domande per capire più a fondo il ruolo di un ente rivoluzionario, che ha unito sotto la denominazione Romagna quasi 120 produttori per una produzione che supera i le 110 milioni di bottiglie annue, quasi l’80% di tutto il vino prodotto nella regione.

Presidente Santandrea, perché nacque il Consorzio Vini di Romagna e con quali obiettivi?

La storia locale ci narra di una terra in continua evoluzione, attraversata da profonde divisioni. I Romani e i Goti prima, i Longobardi e i Bizantini poi, infine le lotte tra lo Stato Pontificio e le Signorie. È indubbio che in Romagna si sia stratificata una dimensione sociale caratterizzata dalla presenza di forti campanilismi e identità orgogliose. Una fortuna per la ricchezza e la diversità culturale, ma spesso un inciampo alla progettazione comune, di ampio respiro. Il Consorzio nacque per promuovere i molti vini romagnoli sotto la denominazione “Romagna”. Fu uno dei primi Consorzi italiani a unire a tipologie di vino diverse. Non con l’intento di omogeneizzarle, ma di valorizzare appieno le differenze a partire da una matrice comune: lo straordinario mosaico paesaggistico e culturale delle terre romagnole.  Il Consorzio diede una nuova unità di intenti ai produttori e riuscì davvero a portare molti vini di questa terra ad una notorietà mai ottenuta prima.

Quali sono, secondo lei i maggiori traguardi raggiunti oggi dal Consorzio?

Una delle maggiori conquiste è quella di aver contribuito a creare un terreno comune per parlare dei vini romagnoli, tracciando una sorta di carta di identità della Romagna enologica. Definire la Romagna è sempre stato difficile, così come tracciarne i confini. Eppure oggi siamo riusciti a creare una mappa precisa delle Sottozone del nostro Sangiovese. Abbiamo così aiutato a conoscere l’incredibile varietà pedoclimatica della Romagna dimostrando che l’identità dei vini cambia davvero in base al proprio territorio d’origine. Si può dire che abbiamo mostrato la profondità dell’anima vitivinicola romagnola facendone emergere le mille sfumature diverse.

Quali sono le sfide più urgenti per il prossimo futuro? E quali progetti state mettendo in campo?

La prima è aumentare la conoscenza delle sottozone del Sangiovese per dare valore anche commerciale a un lungo e faticoso processo di zonazione. La seconda è quella di parlare di territorio, come stiamo facendo anche attraverso il progetto Cartoline dalla Romagna - Mosaico di Vita. Far conoscere davvero la Romagna, al di là del suo mare e delle sue coste. Sono convinta che non si può parlare di vino senza parlare di territorio. E la Romagna ha tanti territori quanti vini: paesaggi, borghi, colline, montagne e aree naturali meravigliose che meritano di essere scoperte e riconosciute. Sono sicura che conoscendo più a fondo il background culturale della Romagna si possano apprezzare maggiormente gli sforzi qualitativi dei nostri produttori vitivinicoli.