Nell’affascinante
mondo dei vini romagnoli, il Romagna Cagnina DOC occupa un posto speciale. Ma cos'è
esattamente “la Cagnina”, come la chiamano affettuosamente i romagnoli, e cosa
la rende così speciale?
Si
parla di questo vino sin dall’epoca bizantina, quando i primi vitigni
arrivarono dall’Istria, probabilmente in occasione delle prime importazioni di pietra calcarea per le
costruzioni di chiese, battisteri e monumenti storici del ravennate. Il suo
nome sembra derivare dalle caratteristiche leggermente aspre di quest’antico
vitigno, che si usava dire “mordesse” il palato.
Anche
intorno al vitigno utilizzato per produrre il Romagna Cagnina DOC c'è stata
spesso poca chiarezza. Inizialmente, veniva erroneamente associato alla
"Canina nera"; il vitigno storico è invece il Refosco d’Istria,
ufficialmente noto come Terrano. Secondo il disciplinare del 1988 - anno da cui
questo vino può fregiarsi della Denominazione di Origine Controllata in
etichetta – il Terrano deve costituire almeno l’85% della composizione totale;
per il resto, possono essere utilizzate fino a un massimo del 15% di uve da
altri vitigni a bacca nera della lista regionale dell’Emilia-Romagna.
In
Romagna, la Cagnina è l’autunno: ogni anno, durante il mese di ottobre, la
Cagnina viene prodotta con uve fresche di vendemmia, per un consumo immediato. Questo è il momento in cui
esprime appieno il suo potenziale come compagna delle serate davanti al camino
o di momenti di meditazione domestica: il suo colore vermiglio acceso richiama
il calore dell'autunno e delle prime foglie a terra, e i suoi profumi evocano
la frutta matura - marasche, frutta rossa, la stessa uva. Ma ciò che
rende davvero speciale il Romagna Cagnina DOC è il suo sapore pieno e generoso,
che equilibra dolcezza e una leggera, tipicissima nota astringente sul finale.
Non c’è nulla di meglio per accompagnare una fetta di brazadèla – la
tradizionale ciambella romagnola – o una cesta di caldarroste. Provare per
credere!