Tra i molti vini della Romagna, l’Albana è sempre stato uno dei più versatili. Storicamente, non c’era vignaiolo che non ne avesse qualche filare. I suoi grappoli venivano raccolti in momenti diversi, per diversi risultati enologici. La prima maturazione, a fine estate, regalava un vino secco e leggero. Una seconda vendemmia, a inizio autunno, poteva risultare in un bianco più corposo. Ma se i grappoli di Albana venivano lasciati sui tralci fino ad autunno inoltrato (e poi appesi nei fruttai per un ulteriore appassimento) venivano utilizzati per ottenere un meraviglioso vino passito, stappato nelle ricorrenze importanti o come vino da messa, per le celebrazioni eucaristiche.
LA ZONA DI PRODUZIONE
A testimonianza della sua storicità e vocazione, l’Albana è stato il primo vino bianco ad ottenere la Docg, la Denominazione di Origine Controllata e Garantita nel 1987. In un primo momento venne chiamato Albana di Romagna, ma dal 2011 la denominazione ufficiale è Romagna Albana, appellativo che sottolinea l’appartenenza territoriale di questo vino, che può essere vinificato in una precisa regione storico-geografica della Romagna sud-orientale. Sono 22 i comuni dell’Albana, dieci nella provincia di Forlì-Cesena: Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlì, Forlimpopoli, Meldola, Bertinoro, Cesena, Montiano, Roncofreddo, Savignano sul Rubicone, Longiano. Sette comuni in provincia di Bologna: Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel San Pietro Terme, Dozza Imolese, Fontanelice, Imola, Ozzano Emilia. Infine, cinque comuni in provincia di Ravenna: Castel Bolognese, Riolo Terme, Faenza, Casola Valsenio, Brisighella.
LO SPUNGONE E LA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA
Come stabilisce il disciplinare, il Romagna Albana Docg è vinificato dall’omonimo vitigno, l’albana, che ha trovato nelle colline che vanno dall’imolese al cesenate la sua collocazione ideale, rappresentando di fatto l’unica area di coltivazione del panorama vitivinicolo italiano e raggiungendo risultati enologici d’eccellenza. Tre gli areali più vocati: il bertinorese, il faentino e l’imolese. Trait d’union di tali areali sono due formazioni geologiche uniche: lo Spungone (dal dialetto spugnò, che indica il suo aspetto poroso), dorsale rocciosa che si estende da Faenza a Cesena, costituita da depositi calcarei con conchiglie marine di 3 milioni d’anni fa; la Vena del Gesso romagnola, da Castel San Pietro Terme a Brisighella, il più lungo e imponente rilievo gessoso in Italia, dorsale grigio-argentea che interrompe bruscamente i dolci profili collinari conferendo un aspetto unico al paesaggio. In entrambe le formazioni, ove non prevale l’argilla, si rivelano terreni d’elezione per l’Albana, che sviluppa corpo, profumi, morbidezza. La costante bella acidità è ben integrata alle altre componenti.
UN VINO DAVVERO VERSATILE
La versatilità dell’Albana è tutt’ora riconosciuta dal disciplinare DOCG che ne stabilisce le tipologie, accogliendo la tradizione delle sue vinificazioni: secco, amabile, dolce, passito e passito riserva. La versione “secco” dà origine a un vino asciutto e profumato, ottimo con i salumi, i primi di pasta fresca, il pesce; le versioni “amabile” e “dolce” si abbinano ai dessert, in particolare alla pasticceria secca. Il “passito” e il “passito riserva” nascono da vendemmie tardive, da uve appassite e, dopo pigiatura, devono essere affinati in legno rispettivamente per almeno 10 e 13 mesi: regalano vini concentrati e vellutati, di spiccata dolcezza, con sentori di frutta secca, miele, spezie e albicocche secche. In condizioni particolari, in fase d’appassimento, possono subire attacchi di muffa nobile, che anziché distruggere l’acino conferisce sentori straordinari e finissimi, per la gioia di buongustai e intenditori.